La prima citazione del ponte risale al 207 a.C. quando nelle sue storie Tito Livio racconta che, nel corso della seconda guerra Punica, Asdrubale fu sconfitto sulle sponde del Metauro e i romani si diressero a frotte verso il ponte “Mulvius” per ascoltare la notizia che Annibale si sarebbe finalmente ritirato.
All’epoca il ponte era ancora di legno e qualcuno suppone che il suo nome derivi dal primo costruttore appartenente alla gens Mulvia. Il ponte in muratura fu costruito nel 110 a.C. dal console Marco Emilio Scauro fuori dalle mura della città per la sua posizione strategica di collegamento tra le vie Flaminia, Cassia, Claudia e Veientana, passaggi obbligati per dirigersi a nord verso i possedimenti romani dell’alto e medio Lazio.
Di quel ponte originario restano le basi dei piloni sul letto del Tevere, i due archi a tutto sesto sul lato meridionale e la parte inferiore del pilone centrale dell’archetto di scarico.
La costruzione era talmente solida che Augusto quando rifece la via Flaminia e restaurò tutti i ponti da Roma a Rimini, non intervenne su Ponte Milvio. Questo ponte, in epoca romana, raggiunse subito gli onori della storia durante la congiura di Catilina: fu nei suoi pressi che Cicerone fece appostare i suoi uomini per fare arrestare i Galli che venivano in aiuto dei congiurati. In seguito fu teatro di scontro nella lotta tra Otone e Vitellio e fu scenario trionfale per l’ingresso a Roma di Settimio Severo.
La sua fama però è dovuta soprattutto alla famosa battaglia nel 312 tra Massenzio e Costantino. Il conflitto fra i due eserciti avvenne al quinto miglio della via Flaminia nella località nota come Saxa Rubra e dopo la ritirata delle truppe di Massenzio lo scontro trovò il suo epilogo a Ponte Milvio dove l’imperatore Massenzio, trovandolo interrotto fu costretto a gettarsi nel Tevere dove annegò appesantito dalla corazza e dalle armi. Altre fonti raccontano che il ponte sarebbe stato sostituito in precedenza proprio da Massenzio con passerelle di legno che non ressero il peso delle truppe in ritirata. Dal 500 in poi il ponte rappresento grazie alla sua posizione un baluardo in difesa della città.
Fu fortificato con una torre chiamata “Torre del Tripizzone” e difeso con la presenza di due ponti levatoi che sostituirono le arcate minori laterali. Nel 1492, sotto Papa Martino quinto, ebbero inizio i primi lavori di restauro che proseguirono con i papati.
fonte:
C’è un fiume che passa – Emanuela Sanna – edizioni Ponte Sisto, 2019